La verità incredibile sull’oro nascosto nei vecchi elettrodomestici è che esiste davvero, ma non è mai dove ce lo immaginiamo. Non lo trovi “a pepite” dentro un frigorifero, né come tesoro segreto in una lavatrice. È più simile a una polvere preziosa, invisibile finché non sai guardare nel posto giusto, dentro quei componenti che di solito ignoriamo.
Perché l’oro finisce nell’elettronica
L’oro viene usato per motivi molto pratici: non si ossida facilmente e conduce l’elettricità in modo eccellente. In parole semplici, è l’assicurazione sulla continuità dei contatti elettrici, soprattutto quando serve affidabilità nel tempo.
Ecco perché, anche nei dispositivi “comuni”, trovi micro-quantità di oro proprio dove il segnale deve passare senza esitazioni: contatti, connettori, pin, circuiti.
Dove trovarlo davvero (senza miti)
Se apri mentalmente un vecchio dispositivo e ti chiedi “dov’è l’oro?”, la risposta è quasi sempre la stessa: nella parte elettronica, non nella carcassa, non nel motore, non nelle resistenze.
I punti più ricchi, in proporzione, sono:
- Schede madri (tracce e contatti): PC, laptop, TV LED/LCD, decoder, console.
- CPU e componenti su scheda: soprattutto nei computer più datati.
- Connettori e contatti placcati: porte, slot, pin di collegamento, flat cable.
- Circuiti di controllo negli elettrodomestici: il “cervello” che gestisce programmi e sensori.
Per farti un’idea rapida, ecco una mappa semplice:
| Dispositivo | Dove si concentra l’oro | Nota utile |
|---|---|---|
| Smartphone | Scheda madre, connettori, contatti | Piccolo, ma molto “denso” |
| Computer | CPU, RAM, connettori, motherboard | Spesso più recuperabile |
| TV | Schede di alimentazione e controllo | Quantità minime per unità |
| Lavatrice/frigorifero | Modulo elettronico, scheda comandi | Oro solo nella parte “smart” |
| Microonde/condizionatore | Scheda e circuiti di controllo | Più presente di quanto si pensi |
Quello che sorprende, quando inizi a collegare i puntini, è che perfino oggetti banali, come asciugacapelli o ferri da stiro moderni, possono avere una piccola scheda con contatti placcati. Non perché valga la pena “cercare oro” lì dentro, ma perché l’oro segue sempre l’elettronica.
Quanta resa aspettarsi, numeri che cambiano la prospettiva
Qui arriva la parte che rende la storia incredibile ma realistica: una tonnellata di rifiuti elettronici può contenere almeno 10 volte più oro di una tonnellata di minerale aurifero naturale. Non perché un device sia ricco, ma perché i metalli preziosi sono concentrati in microstrati e in componenti ad alta densità.
Un dato che resta impresso: da circa 100 vecchi telefonini si possono ottenere all’incirca 25 grammi d’oro, 250 grammi d’argento e 9 kg di rame. Non sembra molto, finché non pensi a quanti telefoni, modem, decoder, stampanti e schede restano nei cassetti per anni.
E infatti il punto non è il singolo apparecchio, è l’accumulo, la logistica, il trattamento industriale. È qui che l’oro “nascosto” diventa un recupero significativo.
Tecniche innovative, più pulite e sorprendentemente efficaci
La parte più affascinante è che il recupero non è più solo una questione di acidi e processi pesanti. La ricerca sta spingendo su metodi selettivi e più sostenibili:
- Processi ad alta efficienza, fino al 99,9%, che recuperano oro, nichel e rame, e possono usare l’oro recuperato anche come catalizzatore in conversioni della CO₂.
- “Spugne” di nanofibrille proteiche, ottenute da scarti lattiero-caseari (tipo ricotta), capaci di assorbire ioni d’oro da componenti di TV e lavastoviglie con efficienze intorno al 99,5%.
- Recuperi da lotti di schede: si parla di risultati molto elevati quando si lavora su quantità, con esempi di valore importante ottenuto da poche decine di schede madri, grazie a procedure controllate.
Qui la sensazione è chiara: non stiamo solo riciclando, stiamo “minando” le nostre città.
Cosa fare davvero con i vecchi dispositivi
Il consiglio pratico, quello che vale più dell’idea romantica dell’oro in casa, è questo: evita il fai-da-te. È spesso inefficiente, rischioso e può liberare sostanze pericolose.
Molto meglio:
- Conservare i dispositivi integri, senza smontaggi improvvisati.
- Conferirli nei canali ufficiali dei RAEE, come isole ecologiche e centri autorizzati.
- Affidarsi a consorzi e operatori specializzati (ad esempio Rimedia) che gestiscono smontaggio e recupero in sicurezza.
E la “verità” promessa dal titolo si chiude così: l’oro c’è, sì, ma vive nei circuiti e nei contatti, e diventa davvero prezioso solo quando viene recuperato con tecnologia, scala e responsabilità.




