Se hai letto “rimborso del 50%” e ti è venuto quell’istinto irresistibile di aprire subito il cassetto delle idee, rifare il bagno, sistemare gli impianti, magari abbattere quel muretto che odi da anni, sappi che nel 2026 il Bonus ristrutturazione può davvero trasformare un progetto rimandato in un piano concreto. Il punto è farlo nel modo giusto, perché la differenza tra detrazione ottenuta e detrazione persa spesso sta nei dettagli.
Cosa cambia nel 2026, e perché tutti parlano del 50%
Per il 2026 la regola chiave è questa: se l’intervento riguarda la tua abitazione principale, la detrazione IRPEF sale al 50% delle spese ammesse, fino a un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare. La somma recuperata si spalma in 10 quote annuali nella dichiarazione dei redditi.
Per capirci con un esempio semplice: spendi 20.000 euro per lavori agevolati, potresti detrarre 10.000 euro in totale, quindi 1.000 euro all’anno per dieci anni (se hai capienza IRPEF).
Attenzione però, non è “50% per tutti”:
- Seconde case e altri immobili nel 2026: detrazione al 36%.
- Dal 2027 è previsto un ridimensionamento: 36% per prime case e 30% per altri immobili (salvo aggiornamenti normativi).
Il requisito che fa scattare il 50%: l’abitazione principale
Qui si gioca la partita. Per ottenere il 50%, l’immobile deve essere la tua abitazione principale, cioè quella in cui hai la residenza anagrafica e dimori abitualmente.
In pratica, se stai ristrutturando la casa in cui vivi davvero, sei nel perimetro più favorevole. Se invece stai ristrutturando una casa “per dopo”, una casa al mare, o un appartamento in affitto, la percentuale cambia.
Chi può richiederlo: non solo proprietari
Un errore comune è pensare che il bonus sia esclusivo dei proprietari. In realtà può richiederlo chi sostiene la spesa e ha un titolo valido sull’immobile, per esempio:
- proprietario o nudo proprietario
- titolare di usufrutto o altro diritto reale
- locatario o comodatario, con consenso del proprietario e contratto correttamente registrato (idealmente già in essere all’avvio dei lavori)
È un po’ come avere il “permesso formale” per intervenire sulla casa, e poter dimostrare che sei tu ad aver pagato.
Quali immobili sono ammessi
La detrazione riguarda unità residenziali già esistenti prima dell’inizio lavori. Quindi sì a ristrutturazioni e recupero edilizio, no (in generale) a interventi che non riguardano un immobile preesistente in ambito residenziale.
Interventi agevolati: cosa rientra davvero
Quando si parla di “ristrutturazione”, molti immaginano solo il rifacimento completo. In realtà gli interventi agevolabili possono essere più “quotidiani”, purché inquadrati correttamente. Tra i più frequenti:
- manutenzione straordinaria
- restauro e risanamento conservativo
- lavori su impianti (elettrico, idraulico, riscaldamento)
- rifacimento di bagni e cucine (se parte di un intervento agevolato)
- eliminazione di barriere architettoniche
- alcuni interventi di efficientamento energetico nell’ambito del recupero edilizio
- ricostruzione o ripristino dopo calamità (con stato di emergenza dichiarato)
Se vuoi un’immagine chiara: tutto ciò che migliora, mette in sicurezza, ripristina o adegua l’abitazione, e che rientra nelle categorie previste, può diventare detraibile.
Come ottenere davvero il “rimborso”: i 3 passaggi che non puoi sbagliare
Qui entra in scena la parte più delicata, quella che fa la differenza tra una pratica pulita e un “peccato veniale” che poi costa caro.
Paga con bonifico parlante
È il bonifico che riporta correttamente causale, dati richiesti e riferimenti fiscali. Senza, il rischio di non poter detrarre è reale.Raccogli e conserva tutta la documentazione
Tieni in ordine:
- fatture e ricevute
- eventuali autorizzazioni amministrative
- comunicazione di inizio lavori e pratica edilizia (es. CILA, se richiesta)
- prova dei pagamenti
- Inserisci le spese in dichiarazione dei redditi
Nel 730 o nel modello Redditi PF, indicando i dati dell’immobile e ripartendo la detrazione in 10 anni.
Se ti interessa il “perché” dietro queste regole, è tutto collegato al concetto di IRPEF, perché la detrazione funziona riducendo l’imposta dovuta, non con un bonifico diretto sul conto.
Bonus mobili: il compagno di viaggio da non dimenticare
Se ristrutturi, può affiancarsi anche il Bonus mobili, con detrazione 50% su una spesa massima di 5.000 euro per arredi ed elettrodomestici, rispettando i requisiti (incluse le classi energetiche minime previste). Un dettaglio interessante: è legato a interventi avviati da gennaio 2025 in poi, quindi può incastrarsi bene con lavori che proseguono nel 2026.
Ultimo consiglio: la regola “controlla prima, risparmia dopo”
Il 2026 sembra favorevole, ma le misure possono essere rifinite da indicazioni e chiarimenti ufficiali. Prima di firmare preventivi o avviare lavori, verifica l’inquadramento dell’intervento e la tua situazione (abitazione principale, titolo sull’immobile, capienza fiscale). Se hai un caso un po’ particolare, un CAF o un professionista può evitare errori che, alla fine, costano più di una piastrella sbagliata.




