C’è qualcosa di irresistibile in un francobollo che sembra normale, quasi banale, e invece nasconde un dettaglio invisibile che lo rende prezioso. Il 20 lire Siracusana fluorescente è proprio così: a prima vista è uno dei tanti valori della serie, ma appena lo porti sotto una lampada UV, cambia faccia e capisci perché i collezionisti lo cercano con attenzione quasi “da detective”.
Perché questa riemissione del 1968 è diversa dalle altre
Il francobollo 20 lire Siracusana fluorescente (Sassone 1071FA) è una riemissione del 20 febbraio 1968. Non è un “nuovo disegno” in senso classico, ma una variazione tecnica che, nel tempo, è diventata un segnale chiarissimo per distinguere la versione comune da quella più interessante.
È rimasto valido fino al 4 gennaio 1988, un arco lunghissimo (quasi vent’anni). E questo è un punto chiave: non stiamo parlando di un’emissione fugace, ma di un oggetto che ha viaggiato davvero, tra lettere, cartoline e modulistica postale.
A cosa serviva davvero nella vita quotidiana
In quegli anni, 20 lire non era una cifra “decorativa”. Il valore tornava utile per tariffe concrete, ad esempio:
- stampe per l’estero (20 lire in diverse fasi tariffarie tra 1965 e 1974)
- combinazioni per cartoline
- affiancamenti per avvisi di ricevimento (in periodi in cui si incontrano scaglioni come 40 lire tra 1967 e 1975)
Risultato: trovarlo usato è possibile, ma trovarlo bene, e soprattutto riconosciuto come fluorescente, è tutta un’altra storia.
Il dettaglio invisibile che lo rende “certificabile”
Il suo segno distintivo è la carta fluorescente, visibile solo sotto luce ultravioletta. Ed è qui che la faccenda diventa affascinante, perché non è un’interpretazione soggettiva: quando la fluorescenza è autentica, è netta.
Sotto UV, la carta può apparire:
- giallastra
- oppure candida
Questa reazione è considerata un discrimine molto più affidabile di tante micro-differenze di stampa che spesso confondono anche gli occhi esperti.
In più, viene segnalata anche una vignetta leggermente ridotta rispetto alle versioni ordinarie precedenti: non è sempre il primo elemento che salta all’occhio, ma rafforza l’identificazione quando lo confronti fianco a fianco.
Come riconoscerlo in modo pratico (senza rovinare nulla)
Qui la tentazione è forte: prendere una lampada qualunque e “provare”. Va bene, ma con criterio. L’obiettivo è vedere una fluorescenza omogenea, non macchie casuali.
Ecco un mini-checklist semplice:
- Usa una lampada UV (meglio se pensata per filatelia o controllo documenti).
- Osserva la carta: la fluorescenza deve essere regolare, non a chiazze.
- Confronta, se puoi, con un 20 lire Siracusana non fluorescente certo.
- Se il pezzo è importante (nuovo perfetto o da bobina), valuta una certificazione.
Per chi vuole inquadrare il fenomeno in modo più ampio, la fluorescenza è legata ai trattamenti della carta e ai sistemi di controllo tipici della moderna filatelia.
Da dove nasce il valore: non solo rarità, ma “certezza”
La cosa interessante è che la preziosità non dipende solo da una tiratura minuscola. Qui entra in gioco un fattore che ai collezionisti piace moltissimo: l’identificazione certa.
Quando un dettaglio è invisibile a occhio nudo ma inconfondibile sotto UV, si crea un paradosso affascinante: tanti esemplari sono passati inosservati, ma quelli riconosciuti e conservati bene diventano desiderabili.
Cosa fa salire davvero il prezzo
I fattori che contano, nella pratica, sono quasi sempre questi:
- gomma originale integra, senza linguella e senza assottigliamenti
- centratura e freschezza del colore
- provenienza in serie, in striscia o, meglio ancora, da bobina
- presenza di certificato (specie quando si parla di varietà)
Le bobine sono un capitolo a parte: una striscia da bobina è tra le configurazioni più ambite e in catalogo può arrivare a cifre importanti (si cita circa 380 euro per striscia). Una bobina completa da 1000 è rara, e proprio perché se ne vedono poche, non è sempre facile trovare riferimenti recenti d’asta.
Attenzione ai “non fluorescenti” della stessa emissione
Ogni volta che un francobollo è riconoscibile con un test così chiaro, nasce anche la confusione opposta: presunti esemplari “uguali ma non fluorescenti”. In molti casi, però, si tratta di:
- confronti fatti con lampade inadatte
- pezzi di altre tirature o versioni ordinarie scambiati per la riemissione
- attribuzioni non supportate da riscontri catalografici
Qui la regola d’oro è una: lampada UV + catalogo specializzato (come Sassone) e, quando il valore lo giustifica, perizia. Perché il bello di questo 20 lire è proprio il suo segreto, ma un segreto che, se sai dove guardare, smette di essere mistero e diventa certezza.




