5 lire Uva 1946: la moneta più falsificata, ecco come riconoscere un originale

Se hai in mano una 5 lire Uva 1946 e senti quel brivido da “forse ho trovato un tesoro”, fermati un secondo: è proprio questa la moneta che molti chiamano la più falsificata, perché unisce fascino storico, richiesta costante e un dettaglio che fa impazzire i collezionisti. La buona notizia è che, con qualche controllo pratico, puoi già capire molto su come riconoscere un originale.

Perché la “Uva” del 1946 è così speciale

La 5 lire “Uva” nasce nel dopoguerra e, di fatto, accompagna i primissimi passi della Repubblica Italiana. È una moneta che si fa ricordare subito: al rovescio compare un grappolo d’uva, da cui il soprannome, mentre al dritto trovi un profilo femminile con fiaccola, un’immagine pensata per comunicare ripartenza e identità nazionale.

Dal punto di vista numismatico, il 1946 è l’anno che accende la curiosità: è il più “carico” di significato, e spesso anche quello più cercato in alta conservazione.

Identikit tecnico dell’originale (quello che non dovrebbe cambiare)

Qui non serve essere un perito, basta ragionare come un investigatore: misuri, confronti, dubiti.

  • Materiale: Italma, una lega a base di alluminio, molto leggera (approfondimento utile sulla lega: Italma).
  • Peso: circa 2,5 g.
  • Diametro: circa 26,7–26,9 mm.
  • Contorno: rigato (zigrinatura regolare e continua).

Molti falsi “funzionano” in foto, ma cadono su uno di questi punti, soprattutto su peso, diametro e bordo.

La variante che cambia tutto: la “data piccola”

Quando senti parlare di data piccola, si intende una variante in cui le cifre del 1946 risultano più minute rispetto alla versione più comune. È uno di quei dettagli che, una volta visti, non riesci più a ignorare.

Attenzione però: proprio perché è desiderata, è anche uno dei terreni preferiti dai falsari. Quindi non basta “vedere numeri piccoli” per dichiarare vittoria, serve coerenza con tutto il resto della moneta: stile di incisione, proporzioni, distanza dalle legende, qualità dei rilievi.

Controlli pratici, quelli che puoi fare subito (senza rovinare la moneta)

Ecco il mio metodo, semplice e ripetibile. Se anche uno solo di questi passaggi stona, non significa automaticamente “falso”, ma significa “approfondire”.

ControlloCosa aspettartiSe noti questo, sospetta
Peso~2,50 gscarti evidenti (troppo pesante o troppo leggero)
Diametro~26,7–26,9 mmmisure fuori range o bordo “gonfio”
Contornorigatura netta e uniformerighe irregolari, tratti lisci, discontinuità
Rilievidettagli puliti (capelli, fiaccola, acini)rilievi sfocati, impastati, “morbidi”
Legendelettere regolari e ben spaziatelettere stortignaccole, spazi strani, allineamenti incerti

Se puoi, usa una bilancina al decimo di grammo e un calibro. Sono strumenti economici, ma spesso più utili di mille pareri “a occhio”.

I segnali tipici di una falsificazione

Qui entra in gioco l’esperienza di chi ha visto tanti esemplari, ma ci sono campanelli d’allarme molto comuni:

  • Superficie strana: porosa, granulosa, come se fosse stata “colata” più che coniata.
  • Dettagli incoerenti: l’uva poco definita, foglie senza nervature, profilo femminile piatto.
  • Bordo non credibile: rigatura debole o irregolare.
  • Data sospetta: cifre dalla forma “moderna” o sproporzionata rispetto alle altre scritte.

E poi c’è l’aspetto più umano: l’annuncio “imperdibile” con prezzo troppo basso per una 1946 in conservazione altissima. A volte è solo un affare, più spesso è un problema.

Quanto può valere davvero

La verità è che il valore non è un numero unico, è una combinazione di anno, variante e soprattutto conservazione. Una moneta molto circolata può avere valore contenuto, mentre una 1946 ben conservata, e a maggior ragione una data piccola autentica, può salire parecchio nelle quotazioni di mercato.

Se vuoi fare le cose con calma e senza brutte sorprese, la mossa più intelligente è una: confronto con foto affidabili e, per gli esemplari che “sembrano troppo belli”, una perizia o una valutazione professionale. In numismatica, la prudenza non spegne l’emozione, la protegge.

Bolzano1250News

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