Se ti stai chiedendo come aumentare lo stipendio, sappi che i dipendenti più esperti non improvvisano mai. Non è solo una questione di “chiedere di più”, è il modo in cui costruisci la conversazione, quasi come se stessi preparando una piccola presentazione che rende inevitabile la risposta: “Sì, ha senso”.
Negli anni ho notato una cosa, chi ottiene davvero un aumento raramente è quello che lavora di più in silenzio. È quello che rende visibile il proprio valore, lo collega ai numeri, e sceglie il momento giusto.
1) Trasforma il tuo lavoro in prove, non in opinioni
La frase “ho lavorato tanto” non regge in una negoziazione. Quello che funziona, invece, è portare dati tangibili. I professionisti senior arrivano al colloquio con un mini dossier, semplice ma solido, che sposta tutto su fatti verificabili.
Ecco che tipo di prove fanno davvero la differenza:
- Risparmi generati (tempi ridotti, fornitori negoziati, errori abbassati)
- Ricavi o opportunità create (nuovi clienti, upsell, rinnovi salvati)
- Processi migliorati (automazioni, procedure, riduzione ticket, meno reclami)
- Competenze nuove applicate (certificazioni, strumenti, metodi introdotti)
- Impatto sul team (mentoring, onboarding, standardizzazione)
Un trucco pratico: prepara una tabella “prima e dopo”. È immediata, e rende tutto più oggettivo.
| Area | Prima | Dopo | Risultato |
|---|---|---|---|
| Processo | 10 giorni | 6 giorni | -40% tempi |
| Qualità | 8% errori | 3% errori | -62% errori |
| Cliente | 2 reclami/mese | 0-1 | Migliore soddisfazione |
2) Fai ricerca di mercato (e smetti di andare “a sensazione”)
Un aumento diventa più credibile quando sai quanto vale il tuo ruolo fuori dall’azienda. Chi è esperto lo fa sempre: consulta benchmark e arriva con un range realistico.
Strumenti utili:
- Glassdoor (stipendi per azienda e ruolo)
- LinkedIn Salary (range per area e seniority)
- Report di settore e ricerche di recruiter
Qui entra in gioco anche la tua capacità di leggere il contesto: non basta il numero medio, conta ruolo, anni di esperienza, città, settore, dimensione dell’azienda.
Quando hai i dati, puoi impostare la richiesta con un linguaggio pulito: “Per ruoli comparabili, il mercato si muove tra X e Y. Considerando i risultati che ho portato, vorrei allinearmi a quella fascia”.
Un riferimento utile per capire come funziona la dinamica è la negoziazione: non è uno scontro, è un accordo costruito su interessi e alternative.
3) Il tempismo non è un dettaglio, è metà del risultato
Questa è la parte che molti sottovalutano: puoi essere bravissimo, ma chiedere nel momento sbagliato ti fa perdere forza.
I momenti migliori, di solito, sono:
- Valutazioni annuali o revisioni salariali già previste
- Subito dopo un successo misurabile (progetto chiuso, KPI centrati, cliente salvato)
- Quando l’azienda è in fase di crescita (assunzioni, nuovi budget, nuovi obiettivi)
- Quando hai appena aumentato il tuo perimetro (responsabilità extra già in corso)
Al contrario, se senti aria di tagli, blocco assunzioni o riorganizzazioni pesanti, non significa “non chiedere mai”, ma significa prepararti meglio e puntare su alternative.
4) Porta valore futuro, non solo meriti passati
I dipendenti più esperti fanno una cosa molto intelligente: non chiedono un aumento come premio, lo chiedono come investimento.
Quindi collegano la richiesta a:
- nuove responsabilità (gestione progetto, coordinamento, ownership di un’area)
- obiettivi futuri con metriche chiare
- un piano di crescita a 3-6 mesi
Funziona perché cambia la domanda implicita da “perché dovremmo pagarti di più?” a “quanto ci conviene averti su questo livello di impatto?”.
5) Entra in negoziazione con un piano A e un piano B
Se l’aumento “secco” non è possibile, chi è esperto non si blocca. Mantiene flessibilità e propone opzioni che l’azienda può gestire più facilmente.
Alternative spesso negoziabili:
- bonus legato a risultati (con criteri scritti)
- budget per formazione o certificazioni
- smart working strutturato
- più ferie
- benefit (welfare, trasporti, assicurazioni)
Il punto non è accontentarsi, è definire priorità: qual è il tuo minimo accettabile e cosa ti sposta davvero l’ago della bilancia.
La frase che chiude il cerchio
Quando hai prove, mercato e tempismo, puoi chiudere così, con calma e chiarezza: “Vorrei allineare la mia retribuzione all’impatto che sto generando e al valore che posso portare nei prossimi mesi. Possiamo definire insieme numeri e obiettivi?”.
E a quel punto, la richiesta smette di sembrare un azzardo. Diventa la naturale conseguenza dei fatti.




